8.4.03

DOPO IL 3+2, ECCOVI IL 3X2: UNIVERSITÀ IN SVENDITA: Come se non bastasse già lo scenario internazionale a preoccupare lo “studente medio” adesso ci si mette anche la Moratti. In realtà purtroppo c’è poco da ridere, stavolta fanno sul serio. Per adesso non si può privatizzare la scuola e l’università pubblica, però si può cominciare con i primi approcci: si può, attraverso un lifting, camuffare la scuola pubblica da privata. La grande riforma Moratti, infatti rischia di essere, non solo un altro capitolo della storia infinita delle riforme mancate come la precedente riforma Berlinguer (quella del 3+2), ma il primo passo verso la distruzione dell’Università pubblica. Ho avuto “l’onore” di leggere il documento della commissione segreta dei tredici da Adriano De Majo (rettore dell’università della Luiss) sinceramente non mi ha spiazzato. La prima cosa che salta agli occhi è una lunghissima premessa, che ai più sembrerà ricca di buoni propositi, così infarcita di parole come “efficienza”, “qualità” e “flessibilità” ma, invece, secondo me dovrebbero ispirare solo diffidenza: se quei pochi e semplici concetti che prevedrebbe la riforma fossero così innocui non ci sarebbe bisogno di introdurli con quattro pagine di obbiettivi ai quali sono rivolti. Dicevo che De Majo, il rettorone della Luiss di Roma, non mi ha spiazzato, infatti l’unica cosa che propone è di aumentare la qualità delle università pubbliche è “mettere dei filtri” cioè introdurre delle selezioni per cui i veri corsi di laurea come li intendiamo oggi saranno riservati solo ai più “bravi” in base alla produttività (numero di esami dati e voti). Si cerca di riservare la laurea, come la intendiamo adesso solo agli studenti più veloci e performanti. Così si evita di perdere denaro con chi studia e lavora o con chi coltiva interessi anche fuori del normale iter formativo. Tutti questi studenti per la commissione sono solo “studenti parcheggiati nelle facoltà che aspettano di trovare un lavoro”. Ma qui sorge un dubbio: ridurre i costi tenendo solo gli studenti a tempo pieno e selezionare gli studenti in modo da salvaguardare l’immagine della struttura non sono forse prerogative di un università privata che non dovrebbero toccare affatto il sistema pubblico. Un servizio pubblico non ha bisogno di operazioni di marketing per giustificare una retta vertiginosa come quella delle uni private. Per il resto la riforma lascia solo grossi interrogativi: v Come saranno accettati dal mercato del lavoro gli studenti delle attuali lauree triennali presi in mezzo tra due riforme? v Perchè riformare l’università italiana che come didattica è un modello in Europa e non solo, invece di investire per elevare il livello di quegli atenei che sono rimasti indietro. v Come saranno giudicati gli studenti dei futuri percorsi professionalizzanti? Quest’ultimo interrogativo è quello che lascia più perplessi perché nel lavoro della commissione non c’è nessuna garanzia riguardo a questa mezza laurea cosa certa è che sarà di certo a un livello inferiore rispetto all’altro. Mentre il primo è quello che ci riguarda da vicino perché tra il passato delle lauree quadriennali e quinquennali e il futuro della riforma Moratti noi “figli della riforma Berlinguer” saremo una parentesi atipica e scomoda x atenei e mondo del lavoro.

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