17.4.04

Crocefisso: interessa??
Non avrei mai voluto scrivere un articolo su una vicenda così poco importante come quella del Crocefisso: francamente penso che la scuola italiana e l'establishment politico italiano abbiano questioni più serie sulle quali infervorarsi. In questi giorni si è scatena una polemica senza quartiere in Parlamento, nei giornali, nelle trasmissioni radio e tv; si sono visti commenti che sfioravano il ridicolo e un trionfo di discorsi "da bar" nei salotti dell'alta cultura. Così abbiamo visto una Mussolini furente che difendeva, come una Giovanna d'Arco "de noantri", un regolamento del nonno (ossia quello che ha introdotto la Croce nelle scuole); Ciampi ha esaltato tale simbolo come una seconda bandiera dello Stato Italiano (ma del resto cosa poteva dire il nonno di tutti noi? ho il timore che il prossimo 25/12 si presenti, per le vie romane, vestito da Babbo Natale su una slitta, italicamente trainata dalla banda dei bersaglieri, per portare i doni ai bambini); ho visto il TG2 lanciare la rubrica "Adotta un Crocefisso" (e non stò scherzando), in un loro servizio sono riusciti a trovare una discarica di Croci (tra cui quella della Giornata Mondiale della Gioventù) e si invitava le amministrazioni territoriali a recuperarle per esporle nelle piazze; ho sentito in radio le interviste della gente, cariche di odio e di risentimento, senza quindi quella cristiana comprensione che un omino di 2.000 anni fa ci ha insegnato (porgere l'altra guancia: giuro che questa non è una mia frase). Detto ciò è scontanto che questa è una polemica strumentale e che è dovuta principalmente alle lotte intestine al movimento musulmano italiano. I musulmani nel nostro paese sono più di un milione: numericamente hanno lo stesso peso dei marchigiani e comunque sono superiori ad abruzzesi, molisani, valdostani, umbri ecc. E' lapalissiano che siano diventati una forza politica ed economica non indefferente: di qui la lotta delle varie associazioni musulmane italiane che cercano di prevalere l'una su l'altra per ottenere l'egemonia politica sull'intero movimento (penso che di questo argomento i mass-media e i politici italiani si siano occupati poco e invece è un tema importante: cosa accadrebbe se tale movimento pacifico, per adesso, finisse nelle grinfie di qualche esaltato?). In questo contesto va inserita l'intera vicenda: Adel Smith, pres. di una sedicente Unione dei Musulmani Italiani, lancia la provocazione, estremizza la lotta: è una antica mossa politica, più esasperi i toni e più trovi adepti, più trovi un nemico immaginario (contro cui scaricare le frustrazioni di un popolo) e più hai seguito. E' un gesto demagogico, è evidente. Sembra assurdo che i politici italiani cadano in una trappola così banale ma siccome nessuno è fesso anche i nostri rappresentanti hanno voluto strumentalizzare la questione. Ecco quindi che estremisti antagonisti sono uniti nel voler sfruttare una situazione che lacera i rapporti fra due culture che, in realtà, hanno molto in comune e dovranno cercare percorsi comuni se vorranno una futura e pacifica convivenza (o meglio ancora, integrazione). Detto ciò l'intera vicenda ne apre un'altra: la laicità dello Stato. Uno dei principi cardine di uno Stato democratico e moderno è la laicità: solo così si può garantire uguali diritti a tutti i cittadini senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali (art. 3 della nostra stupenda Costituzione). Se facciamo un salto nella Storia ogni qual volta la Religione si è confusa con lo Stato ne hanno perso gli stessi valori religiosi e umani in genere: è forse per questo che quell'omino di 2.000 anni fà diceva date a Cesare quel che è di Cesare? Sinceramente penso proprio di si: la religione non è amministrazione della cosa pubblica ma un atto di fede personale; i luoghi dello Stato non sono luoghi di culto: per questo ci sono le chiese o meglio ancora l'introspezione egocentrica. La Croce nelle scuole è un rimasuglio dello Stato fascista, figlio di un Concordato che non aveva lo scopo di tutelare i diritti dei cittadini ma la mera spartizione di potere. Spero che tutta questa storia non faccia regredire il Paese su uno dei principi cardine dello Stato Democratico; vi lascio con una frase del grande Montanelli:
Laicismo significa libertà e la libertà è la condizione di ogni progresso, specialmente di quello culturale.
C.T.

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