Pensioni
Il 23 ottobre 2003 l'ass. Gulliver S.U. ha organizzato un'interessante conferenza-dibattito sul tema delle pensioni; presenti in aula erano il prof. Antonio Di Stasi, il segr. reg.le della CISL Mastrovincenzo Stefano e il segr. prov.le della CGIL Zoppi Gilberto. Riassumere nelle poche righe di un articolo una questione così vasta come quella previdenziale è impossibile ma si può fare qualche considerazione politica e analizzare come questo governo si sia mosso in campo sociale ed economico. Iniziamo dall'attualità più cogente e col dire che quanto di seguito sono principalmente le opinioni personali di chi scrive. Una riforma pensionistica, l'Italia già ce l'ha ed è la ccdd "Riforma Dini" che nasce per risolvere un problema che esiste: in un sistema a ripartizione, come il nostro, dove i lavoratori di oggi sostengono le pensioni dei loro genitori, e con un invecchiamento della popolazione, si rischia un collasso. La "Dini" si è sviluppata essenzialmente lungo due linee: da una parte ha elevato gli anni sia per la pensione di vecchiaia che di anzianità e dall'altra ha introdotto il ccdd "secondo pilastro" (ossia la pensione integrativa). Appena insediato il presidente del consiglio, tal signor B., nomina una commissione, detta Brambilla, che ha il compito di studiare gli effetti della suddetta riforma. Il giudizio che ne viene fuori è nettamente positivo: la riforma mantiene il sistema delle casse (dell'INPS); in altre parole c'è equilibrio fra entrate e uscite! Quasi contemporaneamente la stessa UE invita i paesi europei ad aggiustare le previdenze nazionali sull'esempio del modello italiano e svedese. In teoria non esisterebbe ragione economica per un nuovo salasso alle famiglie. Ma il signor B. fa orecchie da mercante (del resto è il suo mestiere), invita i sindacati intorno ad un tavolo per discutere della questione; le rappresentanze sarebbero anche disposte a trattare aggiustamenti alla già esistente riforma ma sul tavolo viene buttato un pacchetto già bello che confezionato e quindi inattaccabile. La sera stessa, dall'unico balcone affacciato in tutte le case, il dittatore mediatico ci offre la sua ricetta per salvare l'Italia dall'incapacità e inettitudine dei sindacati. Il tutto con buona pace della concertazione o dialogo sociale che dir si voglia. Qual'è, allora, la vera ragione di tutto ciò? In realtà, le pensioni sono solamente un tassello del programma economico del governo. Si mira a ridurre i contributi dei lavoratori per ridurre il costo del lavoro per gli imprenditori; inoltre, proprio in questi giorni, è entrata in vigore la legge Biagi (il cui dramma è stato usato come marketing all'azione del governo) e che, in sostanza, aumenta la precarizzazione dei lavoratori. All'attacco del mondo del lavoro si aggiunge lo smantellamento del Welfare: tagli all'istruzione, tagli alla ricerca, tagli alle regioni (cioè alla sanità), riduzione della progressività dell'Irpef... TAGLI E CONDONI... TAGLI E CONDONI… Il tutto ovviamente è spalleggiato dalla CONFINDUSTRIA e soprattutto dai grandi imprenditori che invece di investire e rischiare preferiscono l'economia di bolletta ossia accaparrarsi tutti quei settori, una volta pubblici, che garantiscono monopoli o al massimo oligarchie (la classica economia di rapina); e di esempi ce ne sono a iosa: si pensi solo al settore delle telecomunicazioni, dell'energia elettrica, delle autostrade e cosi via. Forse questi illustri signori non sanno, come abbiamo dovuto studiare noi, che il costo del lavoro si può ridurre anche se si investe in tecnologia, in innovazione e formazione ma... forse sbaglio, è molto più comodo vivere di rendita! chi glielo fa fare di rischiare! Ma non è forse questo il mestiere dell'imprenditore? i suoi extraprofitti non sono forse giustificati dal rischio economico? Questa non è politica liberista (e a questo punto, magari lo fosse davvero!) ma è la politica di un bieco e spietato capitalismo conservatore che taglia le gambe alle famiglie e a ogni possibilità di progresso. In conclusione, vorrei ringraziare tutti coloro (qualunque sia la propria idea politica) che sono convenuti e hanno partecipato al dibattito. Un grazie, ancora, al prof. Di Stasi e alle rappresentanze sindacali.
Claudio T.
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